La freccia nell’Arco è la ripresa

Backup” del artículo original “La freccia nell’Arco è la ripresa” publicado por Roberta Bosco el 24 febbraio 2014 en Il Giornale dell’Arte.

Madrid. In generale questa edizione di ARCOmadrid sarà ricordata come quella della ripresa, anche se per i galleristi spagnoli resterà sempre quella della «finta riduzione dell’Iva».
L’Italia, invece, non solo è riuscita a mantenere una presenza importante, ma ha anche stabilito un record. Infatti, in trentatré edizioni della fiera madrilena non ci sono state mai tante gallerie italiane in un programma curatoriale, ben sei delle ventisei che Manuel Segade ha selezionato per Opening. «Torniamo a Milano soddisfatte per gli ottimi nuovi contatti, ma anche per le vendite di una scultura e un disegno del giovane Andrea Romano», assicura Valentina Suma della galleria Fluxia, una delle new entries con le siciliane Collicaligreggi di Catania e La Veronica di Modica. Quest’ultima ha suscitato grande interesse con uno stand interamente dedicato al progetto «Lavorare per un mondo senza povertà» di Adelita Husni-Bey, che riassume in una serie d’immagini la comparazione incrociata di statistiche fornite dalle grandi organizzazioni finanziarie internazionali che normalmente non sono mai messe in relazione, come il livello di competitività e il tasso di suicidio o le percentuali della spesa pubblica destinate all’educazione e alla difesa. La serie di sei immagini costa 14mila euro, ma si vendono anche separatamente.
Particolarmente elogiata la proposta della bolognese P420 con uno stand che pur essendo molto concettuale, non rinunciava all’attenzione formale, con sculture di Paolo Icaro e una mini retrospettiva di Irma Blank, artista tedesca che libera la scrittura dal giogo del significato, eliminando prima la leggibilità e l’aspetto semantico e poi anche la forma, mantenendo la relazione solo nello strumento, la Bic che usa nei suoi ultimi lavori.
Salvo l’inusuale presenza italiana, che come d’abitudine più che vendere ha stabilito buoni contatti e riscosso molto interesse, non ci sono state particolari sorprese e come sempre ognuno vive la fiera secondo quanto ha ottenuto e quante mostre è riuscito a «combinare» per i suoi artisti.
La buona notizia è che è stata chiaramente l’ARCO della ripresa, più ottimista e tranquilla, nonostante il «pasticciaccio» dell’Iva. «La presunta riduzione dell’Iva è una truffa. Sembra un modo di risolvere i problemi cancellando i galleristi dal sistema dell’arte e spingendo gli artisti a vendere direttamente le loro opere ai collezionisti che in questo modo subiscono un’aliquota del 10% anziché del 21%», affermava, riassumendo un’opinione generale, Tony Estrany della barcellonese Estrany de la Mota che l’anno scorso non ha partecipato alla fiera come forma di protesta contro la disparità di trattamento tra le gallerie madrilene e tutte le altre, ma in particolar modo quelle provenienti da altre regioni della Spagna.
Gli acquisti istituzionali, che hanno salvato la fiera negli ultimi anni, non sono mancati, ma in questa edizione il ritmo l’hanno segnato i 300 collezionisti privati invitati dal direttore di ARCO, Carlos Urroz, che ha destinato agli inviti di questi potenziali acquirenti un milione dei 4.5 del budget 2014. Per quanto riguarda le istituzioni, rappresentate da 150 tra direttori di musei, biennali e collezioni, basta basarsi sul Museo Reina Sofía di Madrid, il transatlantico dell’arte contemporanea spagnola, che nel 2012 aveva comprato diciassette opere per 700mila euro e quest’anno ha acquistato lo stesso numero di pezzi (quasi tutte serie, come 80 diapositive di Candida Höfer, 30 disegni di Eva Lootz e 68 foto di Sergio Zevallos) per 200mila euro, 150mila meno che nel 2013.
Sono diminuiti anche gli acquisti («Concierto barroco número 4» di Néstor Sanmiguel Diest e due fotografie della finlandese Elina Brotherus) della collezione della Fondazione ARCO, in deposito dal 1996 nel Centro Gallego de Arte Contemporáneo di Santiago di Compostela. Il fondo di 300 opere di 224 artisti chiave dalla seconda metà del Novecento a oggi, è stato recuperato dalla Comunità di Madrid, che dall’anno prossimo lo esporrà nel CA2M Centro de Arte Dos de Mayo di Móstoles, nella periferia della capitale. Sembra che il Richter da 8,5 milioni e il Picasso da 1.250.000 euro siano rimasti nelle rispettive gallerie, Michael Schultz di Berlino e Leandro Navarro di Madrid, mentre una delle trionfatrici dell’edizione 2014 è stata Y Gallery New York, presente nel programma SoloProjects/Focus Latinoamérica, che ha venduto praticamente tutti i ritratti di politici come Barack Obama y Angela Merkel, firmati dal peruviano Miguel Aguirre. Carmen Thyssen si è interessata a Julian Opie, Erik Benson e Alex Katz, ma non ha rilasciato dichiarazioni sui suoi acquisti finali.
Per finire, i 15mila euro del Premio Illy SustainArt riservato agli artisti di Solo Projects sono andati all’argentino Diego Bruno rappresentato dalla galleria Mirta Demare di Rotterdam. La stessa cifra, dotazione della 9ª edizione del Premio ARCO/Beep di Arte Elettronica è stata suddivisa in tre opere: «Ejercicios de medición sobre el movimiento amanerado de las manos» di Manuel Arregi (Espacio Mínimo di Madrid), “Tropologías II (del archivo del Dr. Ripoche)” di Andrés Pachón (Ángeles Baños di Badajoz) e “On Kawara Time Machine” di Manuel Fernández (Moisés Pérez de Albéniz di Madrid). Quest’ultimo è un classico del net.art, inspirato alla celebre serie «I’m still alive» dell’artista giapponese, che Fernández ha convinto a lasciarsi coinvolgere nell’opera che si manterrà vincolata alla vita dello stesso On Kawara e sarà terminata solo con la sua morte.
La triste partecipazione della Finlandia lascia sperare che sia vera l’indiscrezione, non ancora confermata, che il Paese ospite della prossima edizione sarà la Colombia.

(Il Giornale dell’Arte 28 febbraio 2014)

A 35 anni Arco ha raggiunto la maturità

Backup” del artículo original “A 35 anni Arco ha raggiunto la maturità” publicado por Roberta Bosco el 29 febbraio 2016 en Il Giornale dell’Arte.


La fiera madrilena chiude l’edizione 2016 tra la soddisfazione generale. L’anno prossimo il Paese invitato sarà l’Argentina

Madrid. Carlos Urroz, il quarto direttore di ArcoMadrid dal 1982, anno di creazione della fiera d’arte contemporanea più importante della Spagna, è riuscito a superare gli anni più bui della crisi economica. L’edizione del 35º anniversario, che ha riunito 221 gallerie di 27 Paesi (solo il 29% spagnole), si è conclusa ieri con un unanime cum laude e circa 100mila visitatori dichiarati.

Secondo un’opinione generale Arco ha raggiunto la maturità e lo ha dimostrato con una fiera sobria, che ha bandito la provocazione, puntando su opere di alta qualità, ma friendly, opere che non richiedono la sala di un museo. Anche i prezzi sono stati più contenuti e la grande maggioranza delle proposte si è mantenuta sotto i sei zeri. La più cara, un nudo femminile di Antonio López, in vendita da Marlborough per due milioni di euro.

Per il 35º anniversario, Arco ha momentaneamente messo da parte la formula abituale e, anziché dedicare una sezione al Paese invitato, ha affidato a María  Corral, la più autorevole curatrice spagnola e alla figlia Lorena, una selezione delle 35 gallerie che in questi anni hanno contribuito a forgiare il prestigio della fiera. Con questo sistema ha ottenuto la presenza di grandi nomi, assenti anche e soprattutto a causa dell’overbooking di appuntamenti internazionali, come Marion Goodman, Lisson, Kurimanzutto e Noero di Torino, unico italiano selezionato per la sezione commemorativa, con Lara Favaretto e Simon Sterling.

«Tutte le gallerie hanno fatto uno sforzo speciale per mantenersi all’altezza dei grandissimi nomi. Non mi riferisco solo all’alta qualità delle opere, ma anche al modo di esporle», indica Corral, direttrice della Biennale di Venezia 2005, riferendosi anche al fatto che molte gallerie hanno preferito presentare più opere di meno artisti e nel caso della sua sezione, battezzata con ottimismo «Immaginando altri futuri», solo due creatori per galleria.
Alto livello anche nelle abituali sezioni curate: Opening, riservata a gallerie con meno di sette anni di traiettoria, in cui ha partecipato Brand New Gallery di Milano con Graham Wilson e Solo Projects dedicata alla creazione latino americana in cui Deanesi di Trento ha presentato il lavoro dell’artista cubano Tonel.

«È una bella fiera e veniamo sempre volentieri», afferma Astuni di Bologna tra i fedelissimi di Arco, insieme a Continua con una reinterpretazione di Mark Rothko firmata da Juan Araujo, Studio Trisorio, che rappresenta da più di dieci anni l’artista catalana Eulalia Valldosera e il napoletano Alfonso Artiaco. «Ci sono cose interessanti e tanta gente, anche se i meccanismi monopolistici favoriscono le gallerie spagnole. Io per alcuni anni mi sono mosso di più nei mercati asiatici, partecipando a fiere emergenti come quella di Singapore, ma adesso sono tornato, attratto anche dalla prossima inaugurazione di Arco Lisbona», spiega Giorgio Persano che espone opere di Susy Gómez, Kounellis e Pedro Cabrita Reis. Figliol prodigo che ritorna dopo quasi dieci anni di assenza, Persano fa parte del comitato organizzatore che si incaricherà anche del primo satellite di ArcoMadrid, la nuova ArcoLisbona, che si terrà dal 26 al 29 maggio. Quest’anno riunirà solo una quarantina di gallerie, ma nasce sotto i migliori auspici ed elimina definitivamente la frustrazione residuale per aver perso parte del mercato latinoamericano con l’apertura di Art Basel Miami.

«Arco offre l’opportunità di vedere un insieme di gallerie, artisti e opere che non si trovano in nessun’altra fiera europea e continua ad essere un punto di riferimento per l’arte latinoamericana», assicura la collezionista Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, che ha ricevuto uno dei Premi A, con cui Arco riconosce i collezionisti più attivi.

Come sempre la presenza di artisti italiani nelle gallerie straniere non è particolarmente abbondante, se si esclude un insieme di opere di Mario Merz nella galleria tedesca Kewenig e sporadici lavori di giovani come Rossella Biscotti (mor charpentier) e Federico Solmi (Anita Beckers).

Nonostante la reticenza di galleristi e organizzatori, il volume di affari, assicurato anche da un gruppo di 300 collezionisti e direttori di museo invitati, è stato più che soddisfacente: il Museo Reina Sofía di Madrid da solo ha speso più di 400mila euro acquistando 19 opere di  10 artistas (Ignasi Aballí, Juan Luis Moraza, María Ruido, Joan Rabascall, Dorothy Iannone, Anna Bella Geiger, Dominique Gonzalez-Foerster; Allan Sekula e Antoni Tàpies); il multimilionario Jorge Pérez ha comprato almeno 15 opere per il suo museo di Miami.

Ancora una volta gli artisti latinoamericani hanno trionfato e in generale tra gli artisti più venduti si contano Danh Vo, Pedro Cabrita Reis, Tacita Dean, Néstor Sanmiguel Diest, Ángela de la Cruz, Juan Uslé e Daniel Canogar, uno dei rari rappresentanti di un’arte tecnologica e sperimentale, che ha riscosso un grande successo con una pittura digitale che si crea a partire dalle immagini di YouTube liquefatte.
Il prossimo anno Arco tornerà al format abituale con l’Argentina come Paese invitato.

UN ÁLBUM de MERCÈ SOLER en CHIQUITA ROOM

…y al final la Roberta se ha convertido en una obra de arte 😀

«El 15 de febrero cenaron en la galería un poeta, una periodista, un calígrafo, una actriz, un escritor y una tipográfa, en torno a una mesa que es el álbum de experiencias de Mercè Soler. Un álbum que no tiene imágenes, sino una serie de palabras inscritas en su memoria. Y en la mantelería, la vajilla, los cubiertos y las copas. Ella no estaba. Y sí estaba. Invitó a estas seis personas, que trabajan directamente con el lenguaje, para compartir su intimidad y generar un nuevo álbum, el que surja de esa noche.

Eduard Escoffet, Roberta Bosco, Oriol Miró, Sonia Barba, Pol Guasch y Laura Meseguer activaron esta exposición con esta cena, que documentaron de forma analógica: sobre el papel de una libreta, el carrete de una cámara de fotos, la cinta de una grabadora. En la inauguración, se pudo ver “una foto” de lo que pasó aquí. Con todo lo demás, Mercè crea una nueva pieza: un libro de artista, una edición, que será el álbum de esta cena especial y presentamos al final de la exposición.

Más info ☞: Exposición Un álbum en la galería Chiquita Room de Barcelona.
Gráfica de la exposición Ambar Amill@ambaramill
Inauguración: miércoles 16 febrero de 2022, 19h.

El espacio urbano como campo de batalla

Backup” del artículo original “El espacio urbano como campo de batalla” publicado por Roberta Bosco y Stefano Caldana el 4 de Septiembre de 2013 en Absolut Network.

¿Y si los espacios destinados a albergar pancartas publicitarias se pudieran aprovechar de forma creativa? Vermibus, un artista de Madrid, ha decidido luchar en contra de la contaminación visual publicitaria transformando vallas y carteles en “espacios expositivos”. Nada nos impide definirle el Banksy de España, sobre todo por su rompedor proceso de trabajo, su posición crítica y su obra innovadora, que pone en entredicho los valores que se están difundiendo con las imágenes de las campañas publicitarias.

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